Incontro con la scrittrice Angela Nanetti

Nell’ambito delle attività di promozione della lettura l‘Associazione CulturaleSmartLab Europe”, aderendo alla campagna nazionale  del Maggio dei Libri 2021, ha organizzato per il 27 maggio un evento in presenza nel Giardino di Giusy all’aperto e in sicurezza. La scrittrice Angela Nanetti incontra i lettori del Gruppo di lettura ‘Parole in giardino’ e conversa con loro sul suo ultimo recente romanzo ‘Neve d’ottobre’, Neri Pozza Editore.

Il primo gruppo di lettura costituito dall’Associazione SmartLab Europe  è “Parole in Giardino”, nato 3 anni fa nel delizioso giardino di Giusy dove si svolge l’evento.

Dopo il cordiale saluto di benvenuto della padrona di casa, la professoressa Ilaria Filograsso presenta brevemente la scrittrice e il romanzo. Il romanzo è molto duro, doloroso. La durezza delle storie contenute è equilibrata appena dalla cura e dalla delicatezza delle parole.

La presidente dell’Associazione ‘SmartLab Europe’ Annarita Bini coordina come di consueto la conversazione sulla lettura del romanzo. Sottolinea di come il lettore si trovi subito coinvolto in un vortice di dolore a partire dalle prime pagine quando viene descritta la piccola faina finita in una delle trappole poste da Joseph Zelter che viveva sul maso. Le disavventure che vive Giulio, il protagonista, sono talmente tante che tolgono il respiro.

Le lettrici del gruppo esprimono riflessioni e pongono domande, chiedono chiarimenti sulla struttura del romanzo, sui personaggi, sull’ambientazione storica e geografica.

La scrittrice Angela Nanetti, rispondendo ai numerosi quesiti, espone le vicende complesse della narrazione e ringrazia il gruppo dell’invito.

E’ possibile vedere il video dell’incontro e dell’intervista alla scrittrice Angela Nanetti. Produzione Video MOJOMA di Enrico Coppola.

 

INCIPIT del romanzo “Neve d’ottobre”

Attraversò senza voltarsi il cortile ghiaioso sul retro della casa e scavalcò la recinzione, poi prese a salire a grandi passi. Il prato montava per un tratto lentamente, ricoperto in giugno dalla fioritura multicolore del fieno e ora da un’erba giallastra che scricchiolava sotto i piedi. Un declivio dolce, che si avvallava all’improvviso, così che la sua casa spariva come per magia e di lei rimaneva soltanto il tetto di tegole grigie, con la frangia di legno intagliato lungo la grondaia. Una specie di fungo mostruoso, che dopo pochi passi veniva ingoiato dalla terra. In inverno, prima che la neve lo ricoprisse, il tetto si arricchiva di ghiaccioli, ora, nella nebbia di quella giornata novembrina, stillava gocce che cadevano con un ticchettio intermittente sul marciapiede e suo fratello, la faccia schiacciata contro il vetro, le contava. Giulio poteva immaginarlo anche in quel momento. Lo aveva lasciato promettendogli di tornare entro un’ora, alle cinque, e gliel’aveva indicata sulla pendola del salotto. Vittorio aveva cinque anni, conosceva i numeri fino a venti e gli piaceva contare. Era un bambino tranquillo e lui gli stava insegnando a essere coraggioso. Se non piangeva fino al suo ritorno e non diceva a nessuno che lo aveva lasciato solo, in aprile lo avrebbe portato a vedere la tana della faina: in aprile ci sarebbero stati i piccoli. E poi si trattava di un’ora soltanto e i suoi genitori erano andati alla Casa del Fascio a festeggiare l’arrivo del nuovo podestà, avrebbero fatto tardi. Sul fondo dell’avvallamento correva un rivolo d’acqua, dove le mucche degli Zelter scendevano ad abbeverarsi. Il maso Zelter, uno dei più grandi della zona, era in alto sulla destra, nascosto dalla costa, e quelli che dal ruscello si inerpicavano fino al bosco erano i loro prati. Peter e Andrea lo aspettavano dietro il grande ginepro che macchiava di nero il prato: un luogo sicuro per i loro incontri, perché i pascoli in quella stagione erano deserti. Da lontano scorse tra i rami il biondo pallido della treccia di Andrea, poi vide affacciarsi il suo profilo e quindi la faccia e le guance arrossate dal freddo. Il cuore gli diede un balzo. «Arriva!» gridò Andrea nel suo duro dialetto e Peter gli corse incontro. «La faina è finita in una trappola!» ansimò. «Quella che sta preparando il nido?» Peter annuì. «Dobbiamo liberarla». Lui fece una faccia spaventata. «È una trappola che ha messo mio padre, se mi scopre mi ammazza». «Lo faccio io, mi devi solo accompagnare». Joseph Zelter sistemava le trappole, uccideva le faine e le scuoiava. Diceva che facevano danni al pollaio. Poi appendeva le pelli al filo della biancheria, dove la moglie metteva ad asciugare le calze e le mutande di Andrea. Una volta, che si era nascosto tra il fieno per sbirciarle e sentire tra le gambe il calore misterioso che la vista gli procurava, Giulio si era imbattuto in quel bucato sanguinante e la notte aveva avuto gli incubi. La tagliola era nascosta sotto uno strato di paglia, sparsi qua e là i frammenti del guscio di un uovo che nello spasmo il corpo aveva schiacciato. La piccola faina giaceva sul fianco, la zampa anteriore in una posizione innaturale: digrignava i denti o forse rideva, forse era già morta. “Vigliacco” pensò Giulio. Lui amava quella faina in modo speciale, quasi quanto amava Andrea, l’aveva incontrata nel bosco tante volte, e lei aveva preso il cibo dalle sue mani. Fu colto da una sorta di disperazione e incominciò a scavare tra la paglia finché non scoprì la trappola: le aveva stritolato le anche. In quel momento Peter lanciò un grido sordo e balzò in piedi: Joseph Zelter era davanti a loro, gli stivali imbrattati di sterco e una forca in mano. Diede un ordine secco ai figli, un calcio leggero alla faina e ignorò Giulio, si girò e risalì il pendio. Peter e Andrea lo seguirono, senza uno sguardo né un cenno di saluto. «Maledetti crucchi!» urlò Giulio con tutto il fiato che aveva in gola. Ma erano già lontani.

Nanetti, Angela (2021-04-14T23:58:59). Neve d’ottobre (Italian Edition) . Neri Pozza. Edizione del Kindle.